Da Rofelle al Monte Loggio

Trekking al confine fra Romagna e Toscana, su quei monti un tempo attraversati dalla Linea Gotica. Oggi in questa parte di Altissima Valmarecchia è calato il silenzio, rotto solo dal brucare di qualche mucca.

Lunghezza7,5km A&R
Durata2.00h
DifficoltàMedio-Facile
Dislivello380 m


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Cercare di comprendere l’anima di un luogo significa oggi compiere un grande sforzo di astrazione. Nessuno si sognerebbe di capire la trama di un romanzo sfogliando appena le ultime pagine. Restituire gli intrecci e i pensieri dei protagonisti richiede infatti tempo e costanza, a meno di cadere in superficiali semplificazioni. Ebbene, nel vedere i piccoli borghi dell’Appennino, tendiamo a fermarci alla loro attuale desolazione. I secoli di storia scompaiono agli occhi del turista moderno, che difficilmente sa andare oltre all’assenza di servizi, alle case diroccate, ai sentieri invasi dalla vegetazione. Sarà forse per questa iniziale difficoltà che la Valmarecchia più aspra non si presta (ancora) ai grandi numeri; condizione che se da un lato sembra un’occasione persa, dall’altro offre al visitatore un’esperienza intima e di grande fascino. Questi ragionamenti si applicano tremendamente bene alla piccola Rofelle, paesino dell’alta Valmarecchia toscana nonché inizio del nostro trekking.

Rofelle è un minuscolo centro abitato a dieci minuti dalla più nota Badia Tedalda (AR). Il silenzio che si respira non deve trarre in inganno. Le poche case di Rofelle sono infatti in gran parte stoicamente abitate, come notiamo dal fumo che si alza dai comignoli. Piero, il proprietario della leggendaria Erbhosteria, ci vede arrivare sbirciando dai vetri della sua locanda. Come i veri padroni di casa, ci viene incontro. Lo avevamo avvisato del nostro arrivo e come di consuetudine, ci interroga sull’itinerario del giorno, pronto ad arricchire il programma con aneddoti, curiosità e consigli che provengono dalla sua esperienza diretta. Un gesto che si ripete da anni per ogni viandante che si affaccia alla sua Erbhosteria. Un rito che si rinnova dal 1917, anno dell’apertura.

Un valore, quello della storicità, che affascina come tutte le cose difficili da afferrare pienamente, ma che si può solo accarezzare ed immaginare.

La ricchezza di Rofelle risiede nel suo fortissimo potere evocativo. I segni del passato, dal cippo romano alla chiesa medievale costruita sulle rovine di una vecchio castello, restituiscono l’immagine di una città attiva e belligerante, al centro della via ariminensis, importante arteria di collegamento fra Rimini e Arezzo. Per saperne di più, vi segnaliamo due collegamenti. Se qualche lettore volesse aggiungere qualcosa sull’argomento, questo spazio è aperto a tutti.

https://lunanuovaweb.home.blog/2022/08/19/rofelle/ https://finratrek.com/2023/11/19/la-via-del-ponte-rofelle-montebotolino/


Passiamo ora alle notizie tecniche. Lasciata la macchina di fronte all’Erbhosteria, camminiamo su strada asfaltata in direzione opposta a Badia Tedalda. Pochi passi e vediamo comparire in curva i segni del BT4, direzione Montebotolino, che continuano nel bosco; proseguiamo invece su strada fino alle indicazioni che segnalano la presenza della minuscola Cà Lupardi.

La località Cà Lupardi assomiglia alla vicina Rofelle ma, se possibile, appare perfino più isolata. Le case in sassi di fiume si integrano perfettamente all’ambiente appenninico. Ancora una volta, notiamo che sono abitate, da umani e non.

Ci lasciamo il paesino alla nostra destra. Il sentiero d’ora in poi si fa in salita, graduale ma costante, in mezzo al bosco. Quando la vegetazione si dirada, alla nostra destra si aprono scorci mozzafiato su tutta la valle.

Il sentiero si segue con facilità nonostante la mancanza di una segnaletica capillare. Dopo il primo tratto teniamo la sinistra per proseguire sul sentiero, il quale si sviluppa in cresta fino ai prati dei Monti Faggiola e Loggio. Sono i luoghi attraversati dalla Linea Gotica e teatro degli scontri della Seconda Guerra Mondiale. Nascoste nella vegetazione, è ancora oggi possibile riconoscere quello che resta di casematte e altre fortificazioni.

Complice la stagione autunnale, le foglie cadute formano un tappeto arancione che impedisce di inzupparci le scarpe di fango. I rami rimangono spogli, avvolti solo dalla coltre di nebbia. Il risultato è un paesaggio spettrale e suggestivo.

Un cancelletto per il bestiame sancisce la fine del bosco e l’inizio dei prati sommitali. Ancora una volta è facile orientarsi: basta tenere il filo spinato per il bestiame alla propria destra. La fitta nebbia rende impossibile apprezzare la panoramicità del Faggiola e del Loggio, caratteristiche decantate anche da Piero. La nostra attenzione viene invece catturata dalle mucche al pascolo, vere protagoniste di questi monti. Per quanto veloce e silenzioso, il nostro passaggio causa non poco scompiglio nella mandria, che ci squadra con diffidenza.

La nostra passeggiata finisce ai piedi del Loggio. A differenza di quanto si possa pensare, manca di una vera e propria cima. Torniamo indietro per la stessa strada dell’andata. In alternativa, si può fare un piccolo anello prendendo il sentiero che scende sulla destra appena arrivati sul Monte Faggiola.


In sintesi:

  • 7,5km andata e ritorno, 2 ore di cammino.
  • Trekking medio-facile (380 m di dislivello).
  • Rofelle-> Cà Lupardi-> Monte Faggiola -> Monte Loggio -> Ritorno
  • Nessun punto d’acqua lungo il percorso
  • Segnaletica bianca e rossa, scarsa ma presente
  • Monte Zucca e Monte Faggiola molto panoramici
  • Evitare il sentiero nei giorni di pioggia. Alto rischio di infangarsi
  • Pranzo d’obbligo all’Erbhosteria di Rofelle

Abbiamo provato il percorso il 9 novembre 2024, in occasione del terzo anniversario dell’associazione. FinRa presenti: Biagio Prencipe, Sara Ricci, Andrea Ottaviani, Andrea Pesaresi, Francesco Bronzetti, Francesco Tasini, Ivan Marcaccini, Fabio Borghesi, Marco Dolci, Andrea Garattoni, Anita Bossu. Articolo di Andrea. Foto di Fabio.

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