Sasso Simone e Simoncello

Trekking semplice e molto panoramico all’interno dell’omonimo parco regionale. La nostra proposta, una fra le tante offerte da questo territorio straordinario, consiste in un anello che parte da Case Barboni e gira attorno a Sasso Simone, con piccole deviazioni per salire sulla cima dei due Sassi.

Lunghezza7,7km
Durata3h
DifficoltàMedio-Facile


Per seguire i nostri passi…


Il nostro trekking inizia da Case Barboni (AR), piccolo paesino ai piedi dei Sassi Simone e Simoncello. Inizialmente sottovalutato, questo borgo ha saputo sorprenderci per l’attaccamento alle radici e l’accoglienza dei suoi abitanti. Per conoscere una storia di insospettabile bellezza, ti consigliamo di leggere l’addendum a fine pagina. Si parte!

Un’insegna ci guida verso una salita, in campo aperto, al termine della quale troviamo un cancelletto che delimita l’area di pascolo del bestiame (chiudere sempre!). D’ora in poi seguiremo le indicazioni del sentiero 61.

Come prevedibile, facciamo lo slalom fra qualche mucca che ha deciso di godersi la giornata di sole stendendosi sul sentiero. La salita iniziale, breve ma decisa, ci conduce sulla cresta di una fitta rete di calanchi, che formano un paesaggio scenografico e a tratti lunare.

A mezz’ora dalla partenza ci troviamo di fronte a un bivio. E’ l’inizio del nostro anello, che percorreremo in senso orario. Quindi teniamo la destra imboccando il sentiero 17, alla destra di Sasso Simone (che quindi sarà alla nostra sinistra). Infine passeremo fra i due Sassi, facendo ritorno proprio a questo bivio.

Il sentiero 17 regala alcuni fra gli scorci più belli della giornata. Man mano che Sasso Simone si avvicina, ci sentiamo sempre più piccoli. E’ incredibile il senso di maestosità che si avverte, forse complice l’assenza di vegetazione che copre la visuale. D’altro canto, la nostra avanzata è messa alla prova dal sole d’agosto, senza tuttavia smorzare l’entusiasmo di vedere da vicino questo gigante.

La blanda salita ci conduce ai piedi di Sasso Simone, dove un crocevia offre diverse possibilità:

  1. tenere la destra e percorrere il sentiero 17 in direzione Sestino, con tempo di percorrenza stimato intorno a 2 ore e 20 mn. A tal proposito, segnaliamo che sul sentiero sorge un gigantesco Faggio monumentale, ottimo punto di riferimento e di ristoro dal sole;
  2. tenere la sinistra e salire attraverso un sentiero roccioso (è sempre 17), che condurrà verso la cima del Sasso;
  3. andare dritto e in piano costeggiando una zona barbecue.

Seguiamo la seconda opzione. Saliamo su un sentiero roccioso, all’ombra del bosco, per una decina di minuti. Al termine della salita, delle stele commemorative e dei pannelli illustrativi ricordano l’importanza del luogo.

Inizialmente sito di un’abbazia benedettina, Sasso Simone venne successivamente scelto da Cosimo I Medici per la realizzazione di Eliopolis, l’utopistica “Città del Sole”. Affascinato dalla sua posizione, a ben 1200 metri sul livello del mare e protetta da pareti rocciose a strapiombo sulla valle, il Granduca di Toscana investì uomini e risorse per realizzare una città-fortezza capace di ospitare 300 persone. L’ambizioso progetto non fece però i conti con un clima straordinariamente rigido, al punto da mettere a rischio la sopravvivenza stessa dei suoi abitanti durante i mesi invernali. Pertanto, a soli dieci anni dalla sua realizzazione, Eliopolis venne abbandonata. Tutto quello che potesse essere riutilizzato, venne portato via; ciò che rimase, divenne un tutt’uno con la vegetazione. Oggi le rovine sono purtroppo poche e mal riconoscibili.

Teniamo la sinistra e saliamo ancora qualche metro, fino a un cancelletto che ci introduce alla cima del monte. Più che una vera e propria vetta, la cima del Simone assomiglia più a un altopiano, sormontato da una gigantesca croce metallica. Il paesaggio è spoglio e incredibilmente pianeggiante. Lasciando la croce alle nostre spalle e affacciandoci sul bordo del Sasso in direzione Sestino, si apre un panorama a 270 gradi fatto di calanchi, boschi e sentieri; in direzione opposta, si staglia il complesso del Carpegna, ben riconoscibile dai Prati Sommitali e dalle caratteristiche striature biancastre della roccia, dovute alla loro composizione calcarea.

Torniamo indietro fino al crocevia descritto in precedenza e questa volta percorriamo la terza opzione. Poco prima dell’area barbecue troviamo sulla sinistra le indicazioni del 118: costeggeremo Sasso Simone rimanendo completamente all’ombra del bosco.

Dopo una mezz’ora, il sentiero si biforca. Il 118 continua sulla destra fino a Banditella e Passo Cantoniera; noi teniamo la sinistra imboccando il 117, che conduce alla Sella dei due Sassi.

Arrivati alla Sella dei Sassi, nessuna indicazione spiega come salire sulla cima di Sasso Simoncello. A guardar bene, sulla destra compare una traccia appena accennata che in pochi minuti ci porta alla base del Simoncello. Da qui, un breve tratto attrezzato (semplice, ma non adatto a tutti) ci fa salire di quota. Purtroppo il pranzo prenotato all’agriturismo e il poco tempo a disposizione ci frenano dal proseguire ulteriormente la scalata alla cima del Sasso.

Chiudiamo l’anello intorno a Sasso Simone rimanendo sul 117; il 61 ci riporta a Case Barboni per la stessa strada dell’andata.


In sintesi

  • Anello da 7,7km, comprese le deviazioni ai due Sassi
  • Case Barboni -> 61 -> 17 -> Sasso Simone -> 118 -> 117 -> Sella dei Sassi -> Sasso Simoncello -> 117 -> 61 -> Case Barboni
  • Difficoltà medio-facile; camminata di 3 ore scarse
  • Segnaletica perfetta, tranne nel salire a Sasso Simoncello (tratto attrezzato)
  • Nessun punto acqua lungo il percorso
  • Da vedere: punti panoramici dalle cime dei due Sassi; resti di Eliopolis; Faggio monumentale
  • Area barbecue nei pressi di Sasso Simone
  • Agriturismo “Sasso Simone e Simoncello” a Case Barboni

Abbiamo provato il percorso il 26 agosto 2023. FinRa presenti: Andrea Ottaviani, Marco Dolci, Irene Torresan, Claudio Sabba, Alessandra Amadori, Fabio Borghesi, Francesco Bronzetti, Biagio Prencipe. Foto di Fabio Borghesi. Articolo di Andrea Ottaviani.

Infine, impossibile non menzionare l’uscita del 19 luglio 2020, primo approccio a questo territorio speciale. FinRa presenti in tale circostanza: Francesco Bronzetti, Andrea Ottaviani, Gaia Bartolini, Andrea Garattoni, Fabio Borghesi, Pierpaolo Pari.


Se sei giunto fino a questo punto, caro lettore, meriti una ricompensa per la tua tenacia. Nulla di sensazionale, sia chiaro, ma qualcosa che sappia allargare gli orizzonti del semplice trekking e capire di più l’anima di un territorio.

Come già accennato, l’articolo in questione costituisce una rivisitazione del precedente di luglio 2020. In tale occasione, la spedizione venne colpita dal clima un po’ troppo rilassato del borgo, a tratti percepito come decadente: il pranzo all’agriturismo fu l’unica occasione di scambio e interazione, abitanti o visitatori che fossero, dal momento che in paese non incontrammo nessuno. Inoltre, lo stato di abbandono del palazzo di epoca rinascimentale, situato nella parte alta del paese, contribuì ad avvalorare l’idea del “borgo fantasma”.

La bellezza di questo spazio digitale risiede anche nella possibilità di confronto fra autore e lettori. Spesso capita di venir lodati per la buona riuscita di un’escursione letta sul blog; questa evenienza, neanche a dirlo, ci riempie di soddisfazione. Altre volta può anche succedere di ricevere pareri discordanti o vere e proprie critiche che, se fatte in maniera rispettosa, contribuiscono a un arricchimento culturale e relazionale. Il nostro caso rientra in questa categoria.

Leggendo la descrizione poco entusiasmante di Case Barboni la Signora V., residente nel borgo, commentò l’articolo originario invitando ad analizzare degli aspetti non prima considerati. Ad esempio, la presenza di gioventù o gli investimenti fatti sul territorio, quale il B&B o il circolo ACLI, punto di riferimento anche per le zone limitrofe. E qui viene il bello, il punto in cui lo schermo di un telefono apre realmente a nuovi incontri. Infatti, il commento venne pubblicato pochi giorni prima dell’uscita del 26 agosto. Ebbene, quale occasione migliore per mostrarci il paese dagli occhi di chi lo vive?

Sfida accettata. Dopo il pranzo all’agriturismo, un’allegra combriccola di musicisti dà spettacolo nel giardino antistante, invitando le coppie a due passi di valzer. In questo clima di surreale benessere incontriamo la Signora V., che ci invita a prendere un caffè nel sopracitato circolo ACLI. L’ambiente è piccolo ma estremamente curato e accogliente. Ci racconta che il circolo è stato spostato da Sestino a qui, e che è punto di ritrovo per la gente del paese. In poco tempo, ci raggiungono anche i musicisti protagonisti dello spettacolo di prima. Nonostante non conoscessimo nessuno e venissimo da fuori, sentiamo tutta l’euforia di un clima genuino e conviviale, che sa avvolgerti anche senza dire grandi parole.

Ci salutiamo dopo quasi due ore di chiacchiere, barzellette, proverbi. Abbracci, strette di mano e sorrisi. Sorpresi e riconoscenti.

6 commenti

  1. Bellissime foto e descrizione puntuale, preso come spunto per una meravigliosa escursione. dato che venivamo da lontano, abbiamo allungato un pochino il percorso, partendo da Miratoio, in modo da avere una visione ottimale anche dell’ambiente calanchivo. Complice la styagione particolarmente asciutta, ci siamo goduti tantissimo l’escursione!

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  2. Grazie per il feedback! Avete fatto bene a partire da Miratoio: i calanchi meritano. Noi non avevamo troppo tempo e abbiamo pensato di partire da più vicino. Al prossimo trekking!

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  3. Pur apprezzando la descrizione di questo itinerario trekking per quanto concerne la parte relativa alla sentieristica, lo trovo però un pochino ingeneroso e impreciso per quanto riguarda la definizione di Case Barboni come “borgo fantasma”: seppur vero che la casa rinascimentale con loggetta oggetto della foto pubblicata è in stato di “abbandono”, così come un paio di fabbricati agricoli ad essa collegati, le altre abitazioni sono tutte abitate, ed il borgo non è così “fantasma” ma animato da famiglie che credono ed investono su questo territorio e ci abitano tutto l’anno. Non per nulla il borgo, tra i suoi abitanti annovera 5 ragazzi dai 14 ai 19 anni, gioventù demografica ormai rara in frazioni appenniniche. Inoltre, le forze “resilienti” del borgo oltre al citato agriturismo, sono anche un Affittacamere B&B ed un circolo ricreativo Acli che hanno investito le loro forze a beneficio del recupero di questo borgo.

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    1. Grazie per il suo commento, Verusca. A nome di tutto il gruppo, vorrei fare delle precisazioni. Siamo un gruppo di camminatori, da circa un anno riunito in un’associazione di promozione sociale, con l’obiettivo di far conoscere, valorizzare e promuovere la Valmarecchia. Nei nostri racconti, che fortunatamente sono letti da tanti frequentatori del territorio, cerchiamo di dare uno spaccato quanto più veritiero possibile del trekking presentato. Spesso ci siamo imbattuti in sentieri maltenuti, indicazioni assenti, strade impraticabili e in altre testimonianze di non curanza. Per quanto scomoda, crediamo che sia dalla conoscenza della realtà, così com’è, che possa nascere una reazione e quindi un miglioramento. Come noterà, noi e lei siamo accomunati dallo stesso fine; pertanto, non possiamo che essere felici di conoscere questo lato di Case Borboni, non colto a una prima lettura. Sabato 26 agosto torneremo proprio a Case Barboni, punto di partenza e di arrivo di un’escursione sui Sassi Simone e Simoncello. In tale occasione, sarebbe bello potersi conoscere. Saremmo entusiasti di mostrare ai soci dell’associazione o a chi semplicemente parteciperà all’escursione il paese di Case Barboni da un altro punto di vista. Le lascio la mail del gruppo nel caso volesse cogliere questo spunto finra.trek@gmail.com

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  4. Ben volentieri accetto il vostro invito a mostrarvi Case Barboni dal punto di vista di chi lo vive quotidianamente. Sarà un piacere conoscervi e fare un po’ da Cicerone. A presto.

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